FASHION

A GREEN LIFESTYLE

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Una vista di Casa Zegna

Nel corso delle recenti sfilate di febbraio la Camera della Moda ha presentato una serie di linee guida per rendere ecosostenibile la moda italiana. Un documento elaborato con Sistema moda Italia, Federchimica, Fondazione Altagamma, l’Associazione Tessile e salute e l’Unic del settore concerie, che rappresenta un passo avanti rispetto alla mancanza di attenzione verso queste problematiche ma che, tuttavia, non obbliga nessuno degli associati a seguirle. E che, quindi, se si eccettua la singola sensibilità, rischia di rimanere una bella dichiarazione di intenti, di assoluta validità e poca efficacia.

Ma la moda italiana ha dentro di sé elementi formidabili di reazione e li dimostra anche nel campo dell’etica, specialmente quando ha la possibilità di fondere in un unico progetto necessità ambientali, produzione e cultura. Prada, attraverso la Fondazione, ha da poco elaborato un progetto dove diffusione dell’arte e valori della Casa si uniscono in un programma multiplo che si dipana come un fil rouge tra etica della produzione, diffusione del bello, condivisione dei suoi valori più profondi. Arte, mostre, cinema diffusi a 360 gradi con modalità che vanno oltre la moda per diventare uno stile di vita contribuendo a ideare un nuovo umanesimo.

Altrettanto importante è l’esempio di Zegna che ha elaborato progetti e programmi di pensiero verde, attualmente resi organici da una Fondazione che gestisce anche l’Oasi Zegna, parco naturale ad accesso libero esteso per circa 100 Km2 tra Trivero e la Valle Cervo, nelle Alpi Biellesi in Piemonte. Un passo ulteriore perché dona ai cittadini anche la possibilità di usufruire di una natura magnifica.

E In occasione delle giornate Fai dedicate alla primavera – 19 e 20 marzo- apre le porte di Casa Zegna e del Lanificio Zegna a chiunque voglia visitarle.

Esempi guida entrambi che vanno oltre le dichiarazioni d’intenti e che dimostrano che, su questi temi, la concorrenza riusciamo ancora a lasciarla indietro. Luisa Ciuni

 

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STYLE MAGAZINE JANUARY/FEBRUARY 2016 – PORTFOLIO

STYLE MAGAZINE JANUARY/FEBRUARY 2016 – EDITORIALS

SOCIAL RESPONSIBILITY

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Due scatti dell’attuale campagna a/i di Valentino

La cronaca li scova quotidianamente e li rivela. Decine e decine di laboratori clandestini dove lavorano bambini, immigrati che vi mangiano e dormono pagati come schiavi. E poi opifici derelitti, crolli, intossicazioni, morti sul lavoro. Non solo all’estero ma anche in Italia o nel cuore dell’Europa. Il tutto non per produrre solo falsi ma anche rinomate griffe. Che regolarmente davanti a questi bollettini di guerra, emettono comunicati, prendono le distanze, protestano in un balletto ipocrita che racconta come uno dei principali problemi che la moda, non solo in campo etico, si trova ad affrontare è quello dei terzisti. Vale a dire il lavoro delle fabbriche delocalizzate cui commissionano gli ordini.

Molti marchi, per correre ai ripari, stanno introducendo nella mission aziendale anche elementi di comportamento etico con cui intendono vincolare anche i loro committenti. Ecco allora un colosso come Tommy Hilfiger introdurre fra le note aziendali anche l’elemento della “social responsibility”, la responsabilità sociale intesa non tanto in senso legale ma in senso morale. Un concetto che impone nel posto di lavoro rispetto per i diritti sociali e umani intesi nel senso più ampio del termine: niente sfruttamento umano, niente lavori forzati, niente cottimo, divieto assoluto di utilizzare manodopera infantile.

In Italia, paese che si sta lentamente risvegliando dalla sua inerzia in materia, spiccano le iniziative di Valentino, che si è dotato per statuto di un codice etico che permea tutti gli aspetti della vita aziendale, si schiera contro il lavoro schiavistico e definisce in maniera esaustiva il comportamento aziendale in merito alla gestione dei rifiuti e delle acque di reflusso. Un codice che vincola anche i fornitori a tenere comportamenti morali, proprio per evitare che l’azienda possa finire coinvolta in casi di malaffare e di comportamenti non limpidi. Una particolare attenzione nello statuto societario è dedicata alla deforestazione dell’Amazonia. Così tutto il pellame usato dalla holding è scelto fra quelli che non derivano da allevamenti nati dalla distruzione di quell’ambiente, così come è stata bandita dalla fabbricazione qualsiasi fibra nata dallo stesso procedimento. Luisa Ciuni

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STYLE MAGAZINE DECEMBER 2015 – IL SUPERFLUO NECESSARIO

ess1L’Essenziale -“Il Superfluo Necessario” è una guida allo stile senza tempo, ideata per i lettori di Style Magazine. Identifica i capi e gli accessori iconici del menswear classico-formale. Quello che, nel guardaroba di un uomo realista, pratico e solido, non dovrebbe mancare.
Abbiamo scelto una strada diversa da quella che intraprendiamo nello Style Fashion Issue, dove esiste una parte dedicata agli accessori fotografata a still-life con l’oggetto ingrandito, per evidenziarne i dettagli; e una seconda – che riguarda l’abbigliamento vero e proprio – che viene indossata da un uomo del quale non si vede il volto. Per “Il Superfluo Necessario”, invece, abbiamo ambientato la moda all’interno di una casa d’epoca ma di gusto contemporaneo al tempo stesso. In sintesi, abbiamo voluto raccontare il mondo di un uomo nella sua privacy, fermando istanti di quotidianità in un contesto elegante e attuale. Così come attuali sono i soggetti degli scatti: perché l’essere senza tempo, nella moda, è una caratteristica attuale. A.C.

 

Servizio di Luca Roscini. Foto di Beppe Brancato – testi di Michele Ciavarella. Si ringraziano: Argenteria Dabbene Milano, Asnaghi Tessuti, De Padova, Dedar, Entratalibera, Fish Design, Florine Offergelt, Fornasetti, Maryflor Milano, Maurizio Galante per Baleri, Pisa Orologeria (per Vacheron Constantin), Promemoria, Richard Ginori, Saint Louis; Ha collaborato: Giovanni de Ruvo; Set Designer: Ernesto Mameli (assistenti Mattia Galli e Michele Milano).

The essential – “The necessary unnecessary” is a guide to … Continua a leggere →