Non esistono più le mezze stagioni, Sanremo non è sempre Sanremo, e perfino il dress code non è più quello di una volta. Col passare degli anni alcune delle situazioni più formali – in primis il mondo dello star system – hanno allentato le loro rigide regole di stile rendendole più democratiche.
A trarne vantaggio è stato ciò che in gergo è definito “abbigliamento casual”, conforme a un modo di vestire comodo e disimpegnato: se vogliamo, popolare. Capi all’apparenza ordinari come jeans in denim e T-shirt, talvolta rimpiazzano le mise convenzionali. I jeans hanno una carriera lunga e gloriosa, essendosi trasformati e adattati a varie occasioni, dal ’68 in poi; peccato che la loro storia in fatto di celebrità sia stata segnata da uno degli orrori di moda più gravi mai perpetrati sul red carpet: uno per tutti, si ricordano i sassi dell’accoppiata Justin Timberlake e Britney Spears in total denim agli American Music Awards del 2001. Gli anni Novanta erano appena finiti e già si rivoltavano nella tomba. Certo, ci sono varie tipologie di jeans e anche qui il segreto sta nella moderazione e negli abbinamenti. Uno che sul glamour potrebbe tenere corsi all’università (tranne quando è in mutande sui cartelloni pubblicitari) è Mr. Spice David Beckham: qui è all’ultima sfilata uomo di Louis Vuitton a Parigi, lo scorso giugno, e addosso a lui una semplice magliettina verde e dei pantaloni in denim scuro, accompagnati da una giacca classica, rappresentano una soluzione di estrema eleganza. Nella loro grandissima varietà, ad ogni modo, le T-shirt producono risultati molto contrastanti: possono dare l’idea di essere usciti di casa con la prima cosa che abbiamo trovato nell’armadio, come nel caso di Akon ai Grammy Awards del 2010, il quale esibiva una maglietta di John Varvatos con disegnata sopra Lady Gaga (o un levriero afgano, non si capisce); oppure conferiscono quel tocco di studiata e coraggiosa originalità come la Tee bianconera con stampa a giraffa della collezione ’13-‘14 di Burberry, indossata dal cantante Tinie Tempah proprio alla recente sfilata londinese della griffe. A volte, poi, indossare una T-shirt non è sinonimo di non volersi impegnare, anzi in alcuni casi tutto il contrario: ce lo dimostra l’attore Jamie Foxx che è salito sul tappeto rosso e poi sul palco dei Bet Awards dello scorso giugno con un semplice maglietta bianca recante l’immagine di Trayvon Martin, il diciassettenne di colore il cui caso, in questi mesi, sta suscitando negli Stati Uniti furiose polemiche sulle discriminazioni razziali e l’uso improprio delle armi (il ragazzo era stato ucciso con un colpo di pistola da un passante, che lo riteneva sospetto solo per via del cappuccio della felpa che gli copriva il capo). Perché la moda non è solo questione di dettami e di scelte giuste o sbagliate, ma serve spesso anche per lanciare messaggi. Paolo Armelli (http://liberlist.wordpress.com/)
There are no half seasons anymore, Sanremo is not always Sanremo, and even the dress code is not the same as it used to be. … Continua a leggere →