Archivio di dicembre, 2014

CRUISING STYLING

Quasi ogni brand dedica alla consuetudine della crociera collezioni apposite, in principio pensate soprattutto per gli happy few statunitensi che durante la stagione fredda potevano permettersi una fuga ai Caraibi, evitando così le temperature polari di Chicago o Saint Louis.

Anche a questo proposito la globalizzazione abbatte con il tempo le barriere geografiche. Non a caso la Russia post-sovietica diventa presto un mercato privilegiato per le cruise collection, grazie al formidabile potere d’acquisto maturato dai nouveaux riches, ma anche perchè, in quanto a temperature, Mosca, San Pietroburgo o Ekaterinburg sono ancor meno incoraggianti delle metropoli d’Oltreoceano.

Non solo: una volta privilegio di pochissimi, la crociera si è democratizzata, divenendo accessibile a strati molto più ampi di appassionati. Diventando oggi quasi di massa e praticata in ogni stagione dell’anno. 

Il concetto di crociera, con relativo dress code, nasce in parallelo con l’idea moderna di vacanza: se sino al Settecento per i giovani aristocratici vigeva il dovere del Gran Tour, con l’avvio dell’era borghese diventa legittimo e sacrosanto dedicare il meritatissimo tempo libero – dopo mesi e mesi di virtuosa dedizione al lavoro – allo svago, al relax, al viaggiare, anche all’avventura, così da rigenerarsi dalle fatiche di un anno intero.

In pochi decenni si affermano la villeggiatura al mare o in montagna, e per i più arditi sport come lo sci, l’alpinismo, la vela. Da principio ne godono solo i ceti più elevati e, un po’ tutti i grandi magnati dell’industria, per esempio, si fanno vanto di possedere un panfilo proprio.

Dalla metà del secolo scorso, quantomeno nei Paesi più avanzati, anche per la classe media vera e propria il sogno della vacanza e dunque della crociera diventa realtà, non di rado esibita come uno status symbol. Si sa che l’abitudine all’ordine porta i virtuosi borghesi a pretendere anche per  le settimane dedicate alla crociera codici precisi di eleganza e di buon gusto – nelle collezioni cruise di oggi estremamente diluiti e rimescolati, finalmente riletti in piena libertà -.

Codici senza dubbio più rilassati rispetto a quelli che governano il vestire da città, mediati, quantomeno da principio, da quelli dei privilegiati tra i privilegiati, dai regnanti in primo luogo. 

Fermo restando tutto ciò, è innegabile che il cruise style fa entrare in società non pochi elementi del vestire, che mai più abbandonano il guardaroba Uomo. Alcuni di essi conservano un indiscutibile aplomb, come il blazer, bianco o blu navy. Altri sono ben più sciolti e disinvolti.

In ordine sparso, “fanno cruise” i pantaloni morbidi e un po’ stazzonati, le maglie di cotone a girocollo – rigate e non – , le polo – candide e non – , le T-shirt, il pull a trecce profilato a contrasto, i bermuda, i sandali, gli “over” in tessuto tecnico che protegge dalla brezza, la canotta, quest’ultima caldamente consigliata solo a chi se la può veramente permettere. 

Un po’ lo stesso discorso vale per i colori. Indubbiamente il bianco conserva il posto d’onore, seguito a ruota dal bleu marin. Ma andare in crociera significa viaggiare, dall’Egeo alle Bermuda, innamorandosi di colori e fantasie che nella city londinese, a Wall Street, nelle palazzine dirigenziali delle acciaierie Krupp ad Essen non capita né tantomeno capitava nel 1930 di vedere.

Stiamo parlando di tonalità squillanti e di motivi estranei alla cultura occidentale, che non possono non far sognare la libertà e un po’… di dolce far  niente. Dunque, long live to the cruise style. Enjoy e… aloha! Senza magari arrivare per forza sino alle Hawaii. Giorgio Re

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STYLE 2010

When formal menswear becomes art: Ph. Michael Woolley, Styling Alessandro Calascibetta.

ETICA E BELLEZZA

Brunello Cucinelli in una foto di Giovanni Gastel, Max Aprile 2011
Quando si parla di moda etica, vengono spesso in mente prodotti dai colori slavati e tagliati alla buona ma moralmente ineccepibili, eseguiti da aziende finanziate dal microcredito femminile in qualche parte avvilita del mondo toccata dalla bontà di uno o più marchi. E salvata.
Questo, però è un approccio di apprezzabile buonismo che non risolve alla base la domanda per eccellenza. E cioè: l’oggetto vale effettivamente la cifra che è richiesta in cambio? La materia prima, il design, il costo del lavoro, la proprietà intellettuale sono effettivamente ripagate, assieme al giusto profitto dell’imprenditore o ci stanno truffando se non peggio? A queste domande deve rispondere un’etica della moda che voglia essere autentica e capace di dirimere i problemi che l’enorme espansione del fashion ha posto, delocalizzando le produzioni, predando l’originalità intellettuale, portando i prodotti a prezzi bassissimi. Peccato che a pagarli sia troppo spesso un lavorante bambino. O il giovane designer che si vede rubati lavoro e idee in cambio dello stipendio. Il vero buon prodotto ha tutto da guadagnare se segue le linee etiche. E se è in grado di giustificare l’esborso che richiede. Ne deriva che il meglio dei prodotti italiani a sua volta ne tragga vantaggio, specie nell’ottica di una giustificazione della spesa. Nella moda maschile la qualità della materia prima è percepibile in modo più immediato rispetto a quella femminile. E le trecce di un golf fatte a mano in cachemire di prima scelta, le calature delle maniche, le rifiniture del capo rendono più o meno etico il “money for value” dell’acquirente. Cucinelli si fa un vanto della sua maglieria hand made nelle campagne italiane, della qualità complessiva del suo prodotto. Arriva persino ad una redistribuzione dei guadagni con la sua manovalanza. E se il tempo dirà dove arriverà questo seguace di Olivetti, intanto un risultato lo ha raggiunto: fare vedere che etica e bellezza spesso coincidono. Luisa Ciuni
The subject “ethical fashion” … Continua a leggere →

STYLE 2012

Marius Hordijk plays the role of a young millionaire with glamour and irony: the Tom Ford sky blu blazer, the jewels, the mirrored lenses and the “exaggerated” grooming represent the mood of the nouveau riches. An imaginary traveller looking for the great beauty of southern Italy. Ph. Michael Woolley. Styling Alessandro Calascibetta.

SCHEMA LIBERO VETTE DI STILE

The top of style. Sporty and classy: in the mountains with style. The technological development of the fashion industry has often favoured comfort at the expense of appearance. Bright down jacket with a reflective effect, stuffed trousers, absurd boots, which are waterproof but also horrific. Luckily there’s a U-turn from this season on: waterproof garments and accessories that are also warm, comfortable and windproof, now become more fashionable and, above all, more appealing. Store your synthetic fluo jackets in mothballs and opt for neutral colors and wool fabric. Store your down mittens and buy a pair of gloves made of waterproof leather; wear a turtleneck instead of the sweatshirt and velvet trousers. Finally, free yourself of those old laced boots and try to imagine the coolness of a pair of leather shoes with non-slip sole and snowproof upper.