natalia vodianova

CONFUSION IS THE SOLUTION

hmprodLa supermodel Natalia Vodianova testimonial della nuova linea Conscious Exclusive Collection di H&M

Nel mondo della moda etica c’è movimento. E forse anche un po’ di confusione. La corrente più recente chiede un blocco allo spreco, cioè si scatena contro il mercato low cost colpevole – a suo avviso – di generare troppa merce a basso costo, roba del tutto superflua e prodotta in modo inquinante per l’uomo e per l’ambiente. Chi protesta non tiene in alcuna considerazioni gli elementi “democratici” del fenomeno, che fornisce un prodotto passabile a prezzi bassi, levando agli abiti quell’aura di inaccessibilità che avevano fino al secolo scorso. Bene o male? Bisogna tornare al vestito d’élite, inarrivabile per la gente comune, per salvare il pianeta?  Il problema è complesso e non si può risolvere qui ma, in ogni caso, il quesito va posto. E gli interessi in ballo sono tali da non rendere “super partes” nessuno.

La grande distribuzione risponde intanto alle pressioni biologiche con un massiccio impiego di lane e cotone naturali. Il colosso H&M addirittura commercializzando abiti ottenuti dal Bionic, un poliestere ricavato dai rifiuti plastici del mare. Un’intera collezione. Uomo, donna (il bambino si vedrà), testimonial Natalia Vodianova, million dollars baby delle passerelle dove indossa – in genere – abiti costosissimi. Adesso, in un potente crossover, la ragazza porterà alla gloria un fluttuante caftano da pochi soldi, ecologicamente corretto e stilisticamente tollerabile. Un abito “buono” come quelli prodotti da quelle aziende del lusso che curano il refluo delle acque, l’impatto ambientale, le emissioni di CO2 e che pagano a prezzi di mercato la forza lavoro producendo in Italia o in altre democrazie occidentali. Ricaricando i costi sui prezzi del consumatore finale. Di nicchia.

Se si obietta che la forza del prezzo basso è dovuta alla massa di merce commercializzata, si torna alla prima casella, come nel Gioco dell’Oca. Cioè si nota come in confini dell’ecologicamente corretto e di quello scorretto siano labili e passibili di interpretazioni diverse.

Per non lanciare nulla di intentato ci si butta anche sul ricino. L’italiana Freddy ha appena brevettato delle sneakers eco friendly senza plastica a base di un tessuto ricavato dalla pianta dell’amarissimo olio. Per ora da donna, progetto in itinere.

Confusione, si diceva, forse entropia. Perché molte aziende del lusso, intanto, si lanciano a braccia aperte sul mondo dell’arte. Come il virtuoso Brunello Cucinelli. Uno dei pochi imprenditori del lusso che riescano a sposare materia prima di grande qualità, moda, cura delle maestranze e cultura umanistica. Così, se Della Valle ha sponsorizzato i restauri del Colosseo e Prada promuove una mostra alla milanese Fondazione di Largo Isarco per salvare piante ed animali estinti riproducendoli in serra (Extinct in the wild di Michael Wang), Cucinelli si ripropone, più pragmaticamente, di aiutare la ricostruzione dell’Abruzzo. Tutto si muove. Ma la strada è da definire. Luisa Ciuni

 

In the world of ethical fashion … Continua a leggere →