SCUBA ROMANTICISM

MARNIT-shirt, Marni s/s 2016

Stampe floreali tendenti all’astratto, colori forti, forme essenziali e geometriche, materiali tecnici (ad esempio neoprene): sono alcuni dei capisaldi che da sempre caratterizzano le collezioni sia uomo che donna di Marni (designer Consuelo Castiglioni), e che troviamo tutte nella T-shirt must have della stagione. Un romanticismo scuba. A cura di Angelica Pianarosa, Foto Michele Gastl.


Floral, almost abstract prints,

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WHO MADE MY CLOTHES?

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“Chi ha fatto i miei vestiti?”. Con questo slogan si è celebrato nei giorni scorsi il “Fashion revolution day“, una manifestazione kermesse a favore della moda etica che il 24 aprile, ha voluto ricordare come sempre la strage del Rana Plaza in Bangladesh. Un complesso produttivo che nel 2013 crollò seppellendo oltre mille persone prevalentemente sartine che vi lavoravano all’interno, intente a produrre abiti per il mondo occidentale. Dopo molto dibattito, una proposta: spingere la gente ad aderire al movimento ‘chi ha fatto i miei vestiti?’ indossando gli abiti a rovescio per mostrarne l’etichetta e poi chiedere attraverso i social ai produttori da chi provengano jeans, T-shirt, cappotti, giacche. O, (perché no?) eleganti abiti da sera. Si tratta di una provocazione che ha un suo perché, portata avanti da chi non vuole più premiare chi fa cucire i vestiti in Estremo Oriente a prezzi da fame e poi non lo dichiara nell’etichetta. Di fatto è una giustificata richiesta di trasparenza che va oltre la semplice domanda, la provocazione elementare. E che rivela come la coscienza del consumatore stia evolvendo piano verso una maggiore consapevolezza del prodotto, un po’come è accaduto con il cibo con l’accresciuta richiesta di prodotti bio e a chilometro 0. Chi mangia sano con un occhio anche alla salute del pianeta (oltreché alla propria) ormai desidera anche un abbigliamento salubre per sé stesso ed etico per la Terra. E non accetta di sovvenzionare lavoro schiavistico o addirittura minorile. Funzionerà? Chi scrive non crede che la protesta spingerà i marchi a dichiarare chi cuce gli abiti e dove ma ritiene che il movimento di opinione li costringerà a produrre prodotto rintracciabili senza timore di figuracce. E a farlo sapere. Non per amore della causa ma del marketing. Ci guadagnerà? É probabile e non irrealistico. Del resto l’insalata bio è più cara di quella comune, no? Figuriamoci le magliette. Luisa Ciuni

 

“Who made my clothes?”.

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STYLE MAGAZINE 2014

The set and the cinematographic lights, the pose and the suit (Lardini) remind us of the pictures of the stars of the 40s by Elisa Luxardo (Dario Argento’s mother). Ph. Luigi Miano, Styling Luca Roscini. Model James Smith.

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SPORTWEEK 7 MAGGIO 2016

IO DONNA SCHEMA LIBERO TRA ARTE E STILE

20-MODA-R-schema-libero_Storia7_1-1Between art and style. “Artisan” and “artist”. Both come from the latin “Ars” (art) even if they have different meanings. The artist is the person that handles fine arts like painting, sculpture, music, acting. The artisan is the person that mechanically adopt one of the arts or that practices crafts that require experience and manual skills. Fashion designers are artisans of art and they’re not artists in the strict sense: they often take inspiration from art for their collections. Bear in mind this slight difference, even if there are (a few) fashion creations with a very high lever of artistic taste. Reworked version of a Self-Portrait of Michelangelo Buonarroti, from a print of the 19th century by Alphonse Francois.