painted fashion

PAINTED FASHION

Da sempre l’abito è stato considerato una sorta di tela da pittore, come il corpo umano. Nelle culture sbrigativamente definite primitive, pitture e tatuaggi sulla pelle raccontano lo status sociale dell’individuo o la sua abilità nella lotta e nella caccia, secondo un repertorio sterminato di valenze simboliche. Dal corpo all’abito: tessuto, pelle e maglia, rappresentano una tabula rasa da arricchire di disegni, colori, lavorazioni – intarsi, jacquard, trafori –  tra assonanze e contrasti cromatici. Non fanno pensare ad un quadro le marsine del “giovin signore” settecentesco o i gilet del dandy vittoriano, ricamati a motivi floreali o decorati da figure di animali? La diffusione del cotone ed il progresso delle tecniche di stampa, a cavallo della rivoluzione industriale, accelerano la tendenza. Per duecento anni la mussola a piccoli disegni, relativamente a buon mercato, fornisce camicie maschili, già prodotte in serie, alle classi lavoratrici.  Fantasie più severe e più sofisticate – righe, check, pied de poule, Principe di Galles, tartan –disegnano l’uniforme dell’uomo borghese. Senza dimenticare che “la pittura dell’abito” ha costantemente guardato alla pittura in sé. La moda “ruba” tutte le correnti dell’inizio del ventesimo secolo: Dadaismo, Cubismo, Costruttivismo, Surrealismo, Astrattismo, Futurismo. Se non ai singoli maestri: Mondrian, Vasarely, Mirò, Dalì, Warhol. In questo interscambio la creatività applicata alla moda tiene sempre in considerazione le “altre” culture, come punto di riferimento sistematico nella scelta di motivi e fantasie. Recuperando tra l’altro elementi figurativi primordiali: body art, tattoo, stampe batik e lavorazioni yakut, disegni – elementari, ma coloratissimi e di forte impatto – delle stoffe prodotte dalle tribù africane o nativo-americane, dell’Oceania,  delle Ande. Questo fenomeno nasce poco più di quaranta anni fa, sostanzialmente in concomitanza con il recupero da parte degli Afro-Americani della consapevolezza delle loro radici. E da allora rappresenta un leit motiv della moda contemporanea. Si parte dalle camicie a macro-stampe ipercolorate dei primi Settanta per arrivare ai grafismi decisi ed astratti di Prada di inizio millennio. Ed ora, al blouson in nappa di Emporio Armani, in cui intarsi incredibili riescono a sommare tra loro motivi pied de coq e suggestioni etnico-tribali, vagamente guerriere. Giorgio Re

Clothes have been always considered as a painter’s canvas, as well as the human body.

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