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IO DONNA SCHEMA LIBERO – DUE DI NOI

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Two of us. Father and son, brothers, friends, life partners, husband and husband, it doesn’t make a difference. First of all, two men. Two man that could be anyone, that could be two of us. How many times have we read about “she” stealing from his wardrobe? Well, in this case is much easier, and mainly the “theft” isn’t one-directional: it’s an exchange. Then it’s normal if age, build and personality don’t correspond; suppose that one is a real dandy and the other is “rock”. One classic-formal and the other a denim-addicted. But the basic garments are the same for all: the white shirt, the polo shirt, the pullover. For once, the gender has nothing to do with it. The exchange is only from man to man. Masculine, masculine noun. Indeed.

IO DONNA SCHEMA LIBERO I COSTUMI CAMBIANO

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Habits change. Every year, in this season, I dedicate an appointment of Schema Libero to beachwear: I looked for them, working backwards on my blog The Men Issue (you’ll find it on Style Magazine website, in the “Moda” (“Fashion”) section). In Five years I’ve always recommended to wear on the beach an appropriate, chic, maybe a bit retro attire, inspired by Marcello in La Dolce Vita. And I’ve always suggested to use swim shorts. This year I do an about face: is it for that annoying invasion of skinny guys that is accustoming us? I don’t know. Now there’s a desire of more vitality, of beautiful bodies – slim but defined – of hair whitened by dried salt, of suntan. After all, changing is beautiful. I linger only on two factors, that make me say no: coloured tank tops and slippers. Yes to flip flops, espadrilles. But no to slippers, please.

VALUE FOR MONEY

Tre look f/w 14/15 di Ermenegildo Zegna Couture realizzati in Vicuna

Gli oggetti alla moda sono, per loro stessa natura, voluttuari. Non è necessario averli. Prova ne sia, infatti, che decine di esperti di marketing lavorino da anni negli uffici nel tentativo, spesso riuscito, di indurre nel consumatore i piu strani bisogni. Resta quindi un fenomeno da commentare l’arrivo sul mercato di un grande quantitativo di cashmere a buon mercato. Golf e altra maglieria a prezzi di affezione che molti acquistano con orgoglio confrontando quanto pagato con le etichette delle grandi marche. E non li scoraggia l’idea che nel capo acquistato, di cashmere, possa essercene molto poco. Ignorano il dilemma. Un bisogno indotto molto ben congegnato, visto che altri capi di lana altrettanto buona tengono ugualmente caldo. E costano meno. Da qui, comunque, una domanda: qual è il prezzo giusto in questo caso, quello elevato o quello friendly? Il problema è arduo e investe anche elementi di etica. Se assumiamo come base il concetto che è etico il principio dell’equo rapporto value for money, vediamo subito che il nostro cashmere “simpatico” nasconde, a volte, delle serie fregature. Il cashmere infatti è una lana e ne esistono di varie qualità. Ad un prezzo basso spesso non corrisponde altro che un golf fatto con gli scarti: materiale da buttare per il quale anche un costo ridotto è alto. Ed ecco maglie che si slabbrano, che fanno i pallini, che durano poco a fronte della lunga vita del cashmere di qualità. Paradossalmente il prezzo basso nasconde una fregatura (debite differenze rispettate, ovviamente) mentre quello alto “può” indicare di caso in caso una indubbia qualità migliore. E  visto che il cashmere non è obbligatorio non si capisce perchè aiutare lo smaltimento dei cascami, per giunta vestiti da oggetto di lusso. Così il costosissimo cashmere Loro Piana ha una spiegazione nella sua provenienza da cuccioli di capra hircus, un vello leggerissimo che scarseggia in natura. Di baby cashmere se ne ottengono 30 grammi a capretto, da qui il costo che cresce in esponente a seconda della quantità utilizzata. Altrettanto preziosa è la materia prima Zegna che ha un piano speciale per la vicuna, altro materiale raro di cui non si parla abbastanza. La vicuna è un animale andino da cui si ricava una lana rara. Gli animali erano in via di estinzione. Il Gruppo Zegna è diventato socio del Consorzio che per primo è stato autorizzato alla commercializzazione della Fibra di Vicuna sotto il controllo del CITES (Convenzione Internazionale per il Commercio delle Specie Minacciate di Estinzione), che rappresenta una risorsa fondamentale per la popolazione delle Ande. Gli animali sono stati salvati dall’estinzione e il raro e prezioso tessuto è diventato uno dei vanti del made in Italy. Value for money, quindi. E due casi da ricordare di business della moda ecosostenibile. Luisa Ciuni

Fashion garments are, … Continua a leggere →