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IO UOMO – GESSATO FOREVER

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Forever pinstripe. If it’s true that rules are made to be broken, it’s also true that the suit is the basis of menswear. Into reasonable limits, elegance of the past remains an unavoidable reference. Basing on many and different suggestions of fashion, we can opt for our favourite reference, avoiding others. Pinstripe is a classic: the picture I’ve chosen for this week has a cinematographic mood, inspired by Il Padrino. Not to highlight the vintage glamour of the pinstriped suit, choose a jacket with very wide lapels and add a rock touch, like the silver rings. And a clean grooming: no to long and blow-dried hair, no to pomade, yes to a military cut. But the last word is, as always, yours.

V COME VELLUTO

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A sinistra, scatto di Federico Miletto per The Men Issue, Styling Giovanni de Ruvo. A destra, Stefano Tonchi in uno scatto di streetstyle (fonte: Adversus)

L’alfabeto della moda oggi chiama in causa la lettera V, per velluto.
Esistono diverse tipologie di velluti, ottenute attraverso varie lavorazioni: da quello dévoré, al velluto a coste, al froissé dall’aspetto sgualcito, fino ai velluti elasticizzati e quelli utilizzati per l’abbigliamento sportivo. Il velluto liscio, però, rispetto agli altri, nella sua semplicità e tatto fluido è da sempre simbolo di classe, riveste e cela ogni cosa, vantando un’innata bellezza, unita a eleganza e mistero.

La sua origine probabilmente risale al XIII secolo circa in Oriente, diventando poi celebre anche in Europa grazie alla lavorazione dei maestri Palermitani e Veneziani. Apprezzato dalle classi nobili, quello che andava per la maggiore era decorato: con disegni gotici, fiori stilizzati, oppure con ricami di alberi, uccelli, in modo da ricordare i velluti orientali. Con il Rinascimento diventa ancor più simbolo di opulenza, sfoggiato nell’abbigliamento e negli arredi delle dimore aristocratiche.

Il velluto accarezza i nostri sensi, una caratteristica che ha acquisito molteplici sfaccettature nel tempo. Usata per definire una voce calda, o il tocco morbido di una rosa, una tenera carezza, fino al potere, al lusso estremo, al mistero e all’erotismo, la parola velluto, infatti, compare in diversi testi di canzoni, o titoli di film e romanzi, assumendo molto spesso significati contrastanti.

Nel gruppo musicale rock new wave dei Velvet Underground, così come nella omonima novella pornografica dove si descrive la sfera sessuale underground americana dei primi anni 70, il velluto prende forma e potenza, adattandosi esattamente ai testi e alla poetica del gruppo musicale.
In Blue Velvet, film del 1986 di David Lynch, questa parola ci fa addentrare in una sfera noir, avvolgente e fatta di perdizione e voyeurismo.
In assoluta contrapposizione, nell’espressione Rivoluzione di Velluto, manifestazione pacifica del 1989, il termine viene utilizzato con un’accezione di delicatezza, una richiesta gentile e non violenta che riesce a rovesciare il regime Comunista Cecoslovacco.

Anche nella moda il velluto, in base ai suoi utilizzi, colori e fattezze cambia di significato: nei toni del rosso o comunque in colori scuri è autorevole, elegante e raffinato, se indossato in toni neutri o pastello diventa piu aggraziato e dolce, nei marroni e toni delle terre ha un sapore vintage e casual.
Nelle collezioni attuali autunno/inverno, così come potete vedere nella gallery che vi proponiamo, i designer rappresentano il velluto in varie forme e colori, da Dries Van Noten con il suo bomber blu con ricami floreali, a Emporio Armani che taglia in due parti esatte la giacca con un effetto patchwork, a Gucci che propone una vestaglia da camera verde acceso con passamanerie ed alamari in perfetto stile orientale.
Nello scatto realizzato da Federico Miletto per The Men Issue, il modello indossa una giacca dal taglio classico in velluto rosso della fall winter 18 di Golden Goose Deluxe Brand, con camicia e cravatta, rendendolo attuale e anticonformista con l’utilizzo di un pantalone in pelle ampio e boots. Nello scatto di street style, invece, vediamo l’Editor in chief di W Magazine, Stefano Tonchi, indossare un total look in velluto liscio con camicia, pochette nel taschino, maglia jacquard e penny loafer nei toni del marrone, tutto dal sapore un po retrò. Giovanni de Ruvo

Gucci, f/w 2018/19

The fashion alphabet today is about V, for Velvet. … Continua a leggere →

N COME NEON

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A sinistra, scatto di Federico Miletto per The Men Issue, Styling Giovanni de Ruvo. A destra, Virgil Abloh in uno scatto di streetstyle (fonte: GettyImages)

L’alfabeto della moda oggi chiama in causa la lettera N, per Neon.

Fu il fisico e chimico Georges Claude nel 1910 a presentare, al Grand Palais di Parigi, il primo tubo fluorescente a neon. Ci vollero però altri due anni perché nella stessa città apparisse la prima insegna luminosa al neon, sopra ad un piccolo negozio di barbiere. Da quel momento in poi questo tipo di illuminazione, associata ai suoi tipici e peculiari colori sgargianti, cambiò, totalmente e per sempre, l’aspetto delle città in tutto il globo, catturando gradualmente con le sue potenzialità l’attenzione di commercianti, artisti e pubblicitari, e col tempo anche del mondo della moda.

Per transizione, sono detti colori al neon quelli che conservano la stessa elettricità e vivacità dei tubi a fluorescenza; a differenza degli altri, la nostra percezione cambia, perché più stimolata: percepiamo prima il colore e poi la forma, non viceversa. Il colore è uno degli aspetti piu attraenti di ciò che vediamo; in particolar modo se vivido,
è determinante, di carattere, e se indossato diventa quasi suadente.

Artisti come Dan Flavin, Lucio Fontana, Stephen Antonakos e molti altri capirono in epoche differenti l’importanza del tubo (e della luce) al neon come potente mezzo di comunicazione, ed il fascino che lo stesso è in grado di suscitare nell’osservatore. Nel cinema, i colori a neon sono spesso comparsi in film futuristici come Matrix o Blade Runner, utilizzati per gli abiti o per le location cyber dell’era digitale.

Nella moda attuale, queste colorazioni luminose hanno iniziato a fare capolino da alcune stagioni, raggiungendo il culmine fino ad esplodere completamente nelle ultime collezioni, sia femminili che maschili. Prendono spunto dagli anni 80 e 90, dai rave psichedelici, dai “viaggi” da LSD, dalle ambientazioni dei party con musica Goa trance dove i colori neon facevano da padrone su tutto, dagli abiti, al make up, alle location, alle luci. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è un tipo di trend che ha subito varie e diverse interpretazioni:
minimal, se utilizzato come unico pezzo, indossato magari sotto un abito scuro essenziale e rigoroso; acido, se associato a nylon, sport, con eventuali aggiunte di zip e stampe; divertente e sofisticato, se il capo in questione è realizzato in tulle o in seta.

Ce ne si accorge esaminando le ultime fatiche dei più grandi designer, di caso in caso. Prada su tutti esalta il fluo, spesso abbinato al nylon, nelle ultime collezioni sia femminili che maschili, nella sua Prada Linea Rossa; potete trovarne un esempio nella gallery delle collezioni fall/winter 18, insieme a: Comme des Garçons shirt, che ci propone la classica camicia indossata su un pantalone nero, ma in versione giallo fluo; Calvin Klein 205W39NYC, con la sua divisa da pompiere con tanto di dettagli catarifrangenti e stivali in pvc; Hermés, che ce lo mostra in veste elegante sotto un giubbotto in pelle, e Louis Vuitton, che ne fa una combo borsa in pelle/dolcevita destrutturato.

Nello scatto realizzato per The Men Issue da Federico Miletto, il modello indossa un piumino dal fit over arancio fluo abbinato ad una maglia stampata, entrambi della f/w 18/19 Versace, per un’attitude sportiva che non vuole passare inosservata; nello scatto di street style, vediamo il fashion designer Virgil Abloh indossare una sorta di gilet destrutturato arancio fluo con zip sul fianco, portato su una T-Shirt stampata. Solo per chi vuole davvero osare. Giovanni de Ruvo

Burberry, fall-winter 18/19

The physicist and chemist Georges Claude presented, in 1910, … Continua a leggere →

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