econyl

ARTIFICIAL VS. NATURAL

complete_processIl ciclo di produzione della fibra Econyl

In principio furono il cotone e la lana. Puri, anzi, purissimi. In omaggio ad un mondo sempre più allergico e sempre più “affamato” di prodotti biologici e non contraffatti, la prima parola d’ordine della moda etica è stata “ritorno alla natura”, con le etichette che garantivano origine e trattamenti rispettosi di pelle e ambiente, diventati oramai un’ossessione. Il consumatore finale ha scelto per anni un prodotto rispetto ad un altro proprio basandosi sull’esclusione netta del sintetico, figlio del petrolio, quindi inquinante, quindi dannoso. Cibo bio, vestiti bio, casa bio: l’inquinamento ambientale non si è mosso di un centimetro ma la morale era salva. Persino la grande distribuzione ha piegato la testa davanti alla richiesta inondando il mercato di puro cotone non trattato e grigiastro o di lana vergine, pungente ma eticamente valida. Poi, la svolta. Davanti alla scarsa performance di molti capi totalmente naturali, l’industria ha iniziato a creare un tessile sintetico che nasconde un’idea vincente: il riciclo. E l’idea è passata. Oggi molte aziende si fanno un vanto di utilizzare filati non naturali. Sia perché aiutano a salvare l’ambiente, sia perché corrispondono a quel concetto di “cruelty free” nei confronti degli animali che si è fatto largo anche nel fashion (Stella McCartney docet), sia perché il risultato finale è oggettivamente buono. Un esempio viene da Econyl, una fibra del gruppo italiano Aquafil nata dalle reti da pesca e da materiali di scarto, che si è fatta strada nel mondo della moda scalandolo fino ai vertici, dagli originari costumi Speedo (per la quale è nata), fino a Levi’s, per approdare poi a Gucci. Che ha annunciato il suo utilizzo per la prossima collezione uomo, una delle più attese dell’anno. Sintetico è bello quindi, specie se l’azienda produttrice certifica che la sua fabbricazione è stata eseguita senza onere per l’ambiente. Tessuti uno e due, come la Signora Morli pirandelliana quindi. Diversi modi di vedere le cose. Di certo una prova di quanto composito sia il mondo di chi vuole aiutare il pianeta passando dalla moda. Luisa Ciuni