eclectic wardrobe

ECLECTIC WARDROBE

Come sempre le Signore si “svegliano” prima. Anche nel riconsiderare, con spirito di iniziativa, le possibilità di abbinamento dei vari pezzi di un normale guardaroba. Per esempio, hanno introdotto i pantaloni nell’abbigliamento da città, prima confinati alla vacanza e/o alla pratica sportiva. Lo hanno dovuto fare durante la guerra, visto che si sono trovate a svolgere attività maschili o presunte tali. Si sono poi fatte una ragione, senza soffrirne troppo, il “rappel all’ordre” giunto con il new look di Monsieur Dior.

Ma al primo cenno di allentamento degli imperativi categorici in fatto di moda sono ritornate in massa ai pantaloni: per comodità, emancipazione, desiderio di libertà. Con più cautela, alla reinterpretazione anti-diktat del guardaroba sono arrivati anche gli uomini. Scoprendo che ciò che appariva scontato non lo era affatto. Qui non stiamo parlando né di stravolgimenti, né di introduzione di capi d’abbigliamento futuribili che hanno reso obsoleto ciò che già esisteva.

Semmai, si è capito che di obsoleto c’era solo l’osservanza acritica di norme, che sembravano indiscutibili, riguardanti combinazioni ed usi. Questa strada, ora democratica e percorsa un po’ da tutti, è stata aperta dai soliti modelli di riferimento di stile al maschile. Chi ha mai detto, tanto per cominciare, che il soprabito ben tagliato potesse essere portato soltanto sopra il completo di pari fattura? Qualche “coraggioso” ha iniziato a metterlo anche sopra una semplice maglia.

E lo stesso principio si è affermato per la giacca, magari sopra ad un pantalone un po’ morbido. E a proposito di giacca: ha ancora senso considerarla unicamente come parte di un completo o di uno spezzato da indossare con camicia e cravatta? Proprio no: già da decenni dimostra di andare benissimo anche sopra una T-shirt, tant’è che un grandissimo della moda di oggi ne ha fatto quasi una sua divisa, senza per questo voler buttare alle ortiche né cravatta né camicia. Semplicemente, non sono più qualcosa da subire ad ogni costo.

Va detto, quando ci vogliono ci vogliono: ad una prima d’opera, per esempio, la T-shirt sotto lo smoking o la “tenue de ville” continua a risultare un tantino stonata. Ma anche senza dimenticare che in qualche caso la giacca, già negli anni Cinquanta, in fase pre-Saint Laurent, ha cominciato ad avvicinarsi ad una sorta di camicia-sahariana acquistando scioltezza ed una vestibilità più agevole, senza nulla perdere in termini di appeal.

Per concludere con il pianeta giacca: il blazer ha lasciato da un bel po’ gli yacht e ha perso bottoni dorati, alamari e galloni. Ora lo si vede normalmente per le strade abbinato al jeans, talora conservando il blu navy originario, talora in variazioni cromatiche più osate. In parallelo, hanno conquistato terreno pelle e maglieria. Sostituendo proprio la giacca, il blouson di pelle si accompagna da tempo a camicia e cravatta anche nei business look.

E sempre sotto la giacca, è più che normale vedere, e non da ieri, polo o dolcevita. In questo processo ci sono due momenti-chiave. In una prima tappa la maglia si è liberata dalla connotazione “proletaria”: a lungo, per necessità più che per virtù, la camicia buona veniva riservata dai più ai giorni di festa. Successivamente, la ventata esistenzialista/sessantottina ha conferito l’imprimatur decisivo a questo abbinamento.

La comodità, unita forse ad un intento di eccentricità, ha fatto sì che le calzature leisure – vogliamo parlare specificamente di mocassini da barca? – apparissero sotto i completi formali. Prima, già negli anni Cinquanta ad opera dei più ardimentosi apri-pista, poi in misura del tutto generalizzata. E in conclusione, ponendo l’accento proprio sull’eccentricità, che dire del papillon portato anche con le giacche da giorno? O della cravatta ben in vista sopra il pullover? Ma forse è meglio lasciare queste chicche ai dandy che padroneggiano alla perfezione il loro rapporto con ciò che indossano. Giorgio Re

As always, ladies … Continua a leggere →