brunello cucinelli

IO UOMO – IL “TROPPO” è TRENDY

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“Too much” is trendy. What we considered “too much” in the past, now reviewed, modified and updated, is trendy. Maybe it’s not chic, but it’s fashionable. That’s why even an old picture of the frontman of the Albatros, a very young, big-haired and furry Toto Cutugno, looks like a modern one. This pic is from 1976, the period of committed songwriters on one side, and on the other the period of heartbreaking, half-spoken songs just like Volo AZ 504 by the Albatros, that the band presented at Sanremo Music Festival featuring the beautiful singer Silvia Dionisio. The highest top of this genre was reached by Patti Pravo with Incontro. But the same success was achieved by Claudia Mori with the unforgotten Buonasera dottore. Really pop.

C COME CORDUROY

INDOSSATO

Scatto di Federico Miletto per The Men Issue, Styling di Giovanni de Ruvo.

Abiti Brunello Cucinelli

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A sin., uno scatto di street style (Soletopia); a ds., Prada f/w 2017

Una questione di carattere: pare che Woody Allen ne sia ossessionato, e anche i Pearl Jam, nel 1994, ne hanno fatto il titolo di una loro grande canzone di successo.

Il corduroy, meglio conosciuto come velluto a coste, che trasmetta una sensazione “Shabby chic”, da boscaiolo, da sinistra radicale o da professore di letteratura in università, mai come in questa stagione è stato riproposto da quasi tutti gli stilisti, in tutte le salse.
Un ritorno alla semplicità, anche se relativa: in questa sua rinascita, oltre che dalle classiche toppe sui gomiti, è arricchito da applicazioni, multi tasche, frange, e lo troviamo in vestibilità slim fit o super over, abbinato alla pelle o a caldi maglioni in angora.
Prada lo esalta in tutte le sue sfaccettature, con tasche applicate, inserti in pelle o pelliccia, abbinato a gioielli di metallo e legno e collane di conchiglie.
Se ci si imbatte in foto degli anni 60-70, quasi sicuramente troveremo gruppi di amici e/o coppie avvinghiate in un abbraccio dove lui porta il pantalone in velluto a coste abbinato ad un stivaletto con tacco, e lei camicetta leggera e gonna in velluto sopra il ginocchio.
Un’immagine romantica d’altri tempi, che ci fa pensare anche ai nostri genitori, e dove epoche diverse possono incrociarsi dandoci sempre un nuovo concetto di “Corduroy” (velluto a coste appunto, dal Francese Cour du Roi, corte del Re, tessuto utilizzato inizialmente per gli abiti da caccia dei domestici reali), come in un film dove un moderno Oscar Wilde, seduto ad un caffè letterario, incontra lo sguardo di una Diane Keaton che passeggia per le vie della città.
Qui ve lo proponiamo in tre scatti: uno da sfilata Fall/Winter 17/18 Prada, uno di street style, immortalato per strada durante una fashion week, mentre quello appositamente scattato per The Men Issue, da Federico Miletto, vede protagonista un completo della fall/winter 17/18 Brunello Cucinelli, dove l’abito in velluto a coste è abbinato ad un cappotto sempre in velluto, ma con una colorazione ed una costa differente e più spessa. Giovanni de Ruvo

 

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CONFUSION IS THE SOLUTION

hmprodLa supermodel Natalia Vodianova testimonial della nuova linea Conscious Exclusive Collection di H&M

Nel mondo della moda etica c’è movimento. E forse anche un po’ di confusione. La corrente più recente chiede un blocco allo spreco, cioè si scatena contro il mercato low cost colpevole – a suo avviso – di generare troppa merce a basso costo, roba del tutto superflua e prodotta in modo inquinante per l’uomo e per l’ambiente. Chi protesta non tiene in alcuna considerazioni gli elementi “democratici” del fenomeno, che fornisce un prodotto passabile a prezzi bassi, levando agli abiti quell’aura di inaccessibilità che avevano fino al secolo scorso. Bene o male? Bisogna tornare al vestito d’élite, inarrivabile per la gente comune, per salvare il pianeta?  Il problema è complesso e non si può risolvere qui ma, in ogni caso, il quesito va posto. E gli interessi in ballo sono tali da non rendere “super partes” nessuno.

La grande distribuzione risponde intanto alle pressioni biologiche con un massiccio impiego di lane e cotone naturali. Il colosso H&M addirittura commercializzando abiti ottenuti dal Bionic, un poliestere ricavato dai rifiuti plastici del mare. Un’intera collezione. Uomo, donna (il bambino si vedrà), testimonial Natalia Vodianova, million dollars baby delle passerelle dove indossa – in genere – abiti costosissimi. Adesso, in un potente crossover, la ragazza porterà alla gloria un fluttuante caftano da pochi soldi, ecologicamente corretto e stilisticamente tollerabile. Un abito “buono” come quelli prodotti da quelle aziende del lusso che curano il refluo delle acque, l’impatto ambientale, le emissioni di CO2 e che pagano a prezzi di mercato la forza lavoro producendo in Italia o in altre democrazie occidentali. Ricaricando i costi sui prezzi del consumatore finale. Di nicchia.

Se si obietta che la forza del prezzo basso è dovuta alla massa di merce commercializzata, si torna alla prima casella, come nel Gioco dell’Oca. Cioè si nota come in confini dell’ecologicamente corretto e di quello scorretto siano labili e passibili di interpretazioni diverse.

Per non lanciare nulla di intentato ci si butta anche sul ricino. L’italiana Freddy ha appena brevettato delle sneakers eco friendly senza plastica a base di un tessuto ricavato dalla pianta dell’amarissimo olio. Per ora da donna, progetto in itinere.

Confusione, si diceva, forse entropia. Perché molte aziende del lusso, intanto, si lanciano a braccia aperte sul mondo dell’arte. Come il virtuoso Brunello Cucinelli. Uno dei pochi imprenditori del lusso che riescano a sposare materia prima di grande qualità, moda, cura delle maestranze e cultura umanistica. Così, se Della Valle ha sponsorizzato i restauri del Colosseo e Prada promuove una mostra alla milanese Fondazione di Largo Isarco per salvare piante ed animali estinti riproducendoli in serra (Extinct in the wild di Michael Wang), Cucinelli si ripropone, più pragmaticamente, di aiutare la ricostruzione dell’Abruzzo. Tutto si muove. Ma la strada è da definire. Luisa Ciuni

 

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IO DONNA SCHEMA LIBERO TORNA IL PREPPY

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Preppy comes back in fashion. Colours and patterns of preppy style are a foundation of menswear, that sometimes comes back in collections, with marked references to sportswear and – obviously – to colleges and british style. It’s so timeless that we find it in a movie of 1965, Break Up by Marco Ferreri, in a period – the Sixties – dominated by plain colours and Beatles-Suit mania. The movie was cut (due to a controversial commercial procedure) by the producer Carlo Ponti and included as a 30 min. episode in the movie Oggi, domani e dopodomani, with two other episodes directed by Luciano Salce and Eduardo De Filippo. To make a preppy look convincing, it has to be worn by the right man: don’t be cheated by the mediterranean and refined look of Mastroianni (that reminds to Marriage Italian Style and Il bell’Antonio): it works only worn by very anglo guys.

IO DONNA SCHEMA LIBERO SCELTE EPOCALI

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Epochal choices. Today we talk about the importance and added value of accessories, that dignify (or mortify) the look. Shirts, ties, and then shoes, socks, watches, bags, briefcases, hats. Everything can, if matched in the proper way with the outerwear, make us look a little more special. Today is very easy, due to the extraordinary supply of products. But at the same time it’s easier to make mistakes, exactly because the supply is really wide. The “decades of elegance”, like the 30s or the 40s, had rules about shapes and lenghts, fabrics and collars, and everything else: so it was hard to fail. Today, while enhancing the individual personality, there could be the possibility of provoking confusion (and making a mess of bad matchings). The secret stays in coherence. Dandy, eccentric, conformist, traditionalist, pop, unconventional: everything is permitted, as long as you are focused on the style you decide to adopt. Right, a 1935 adv of Arrow shirts.