IO DONNA SCHEMA LIBERO – LA MODA DELL’ARTE

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Fashion of Art. From 2010 the philosophy of “fashion of Art” started to spread. The most popular brands diversified their communication strategies incorporating other worlds, making them compatible with fashion. One of the first coexistences of art and design is the glass and steel  slide designed by Carsten Holler for Prada Milan headquarter. Among the most recent there are Dolce & Gabbana’s haute-couture (in Naples) and Alta Sartoria Uomo (in Palermo) fashion shows: they chose two art cities, not “fashion” cities, like Milan or Paris. But let’s consider the “tradition of fashion” and fashion in the strict sense and ask ourselves what will remain of this decade 2010/20.  The phenomenon of the millenials will go down in history; the innovation is not the proposal of a harmonious masculine/feminine and feminine/masculine ideal that has already existed from Jim Morrison on, and that was resumed by Hedi Slimane in 2000: the innovation is in the extraordinary ostentation that, translated in numbers, has taken Gucci back to the top of the most sold brands. Hats off to Alessandro Michele. In the end, in memories will remain the multitude of accessories that has supported and supports fashion’s budgets. Little-great pieces of contemporary art, from eyewear to shoes and bags.

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Style Magazine Italia presents the new magazine dedicated to exclusive watches and lifestyle. Out from November 29th.

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STYLE MAGAZINE DECEMBER 2017 – COVER

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C COME COAT

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A sinistra, scatto di Federico Miletto per The Men Issue, Styling Giovanni de Ruvo. A destra, scatto di streetstyle (fonte: http://blog.trashness.com/)

L’alfabeto della moda oggi chiama in causa la lettera C: Coat, in italiano Cappotto.

Capo di derivazione contadina o militare, il cappotto è andato col tempo a sostituire i mantelli e le pellicce dell’antichità, diventando non solo un alleato indispensabile contro il freddo invernale, ma soprattutto un simbolo di appartenenza ad un determinato ceto sociale.
Infatti, ricordo che, passeggiando da bambino per le vie del corso della città con i miei genitori, specialmente durante le domeniche invernali o durante le festività natalizie, vedevo famiglie intere passeggiare, imbellettate, con capelli e barbe perfette, scarpe lucide e spazzolate, dove il capo famiglia primeggiava su tutti per le fattezze e l’importanza statuaria del proprio cappotto. Spalle larghe, materiale spesso, dalla caduta verso il basso rigida e impeccabile, quasi regale: il passeggiare si trasformava in una gara a chi, fra tutti gli uomini, avesse il capospalla più bello; un pavoneggiarsi, dove il premio finale, ai miei occhi, era quello di far parte della famiglia più benestante ed importante della città.

Anche nei film il cappotto era portato dall’attore più bello, dal protagonista, seguito puntualmente dal suo sottoposto, o maggiordomo, che in chiaro atto di servilismo lo aiutava ad indossarlo prima di uscire.
Esempio lampante della sua importanza simbolica lo abbiamo nel film Il Cappotto, tratto dal racconto di Nikolaj Gogol, ed interpretato da Renato Rascel, dove si percepisce quanto questo capo di abbigliamento sia l’oggetto del desiderio di un impiegato comunale che deve ottenerlo a tutti i costi, per sentirsi parte integrante di una società che altrimenti non lo considera.

In commercio lo si trova realizzato in panno di lana, in cachemire, monopetto o doppiopetto, di varie lunghezze, con la manica Raglan e con spalmature che lo rendono impermeabile; ne esistono davvero in svariati modelli e materiali. Un fedele alleato ed un pezzo immancabile nell’armadio di un uomo, ed ormai non più solo per i mesi freddi.
La moda, oggi, lo ha sdrammatizzato, dandone una nuova visione: accanto al cappotto formale, “divisa”, insieme all’abito sartoriale, dell’uomo di potere, è passato ad essere capo modaiolo, creato in varie fogge e colori, sfoderato, stampato, abbinato a felpe con cappuccio, e sovrapposto a giubbotti in denim, per la stagione invernale, tanto come per quella primaverile ed estiva.
Nello scatto realizzato per The Men Issue da Federico Miletto, il cappotto (Fall/Winter 17/18, Paltò), realizzato in panno di lana spigata con manica raglan, è abbinato ad una camicia indossata su un dolcevita e a dei pantaloni, tutti sulla scala cromatica dei grigi, con dei boots in pelle, per un’allure modaiola ma sempre classicheggiante; in quello a fianco invece abbiamo uno scatto di street style, che ci offre un’idea di come un cappotto simile possa essere indossato, in modo più libero e casual, nella vita “reale”. Nella gallery, invece, vi offriamo una carrellata di uscite di sfilata della stagione f/w 17/18 – con alcune anticipazioni dalla prossima s/s – per avere uno spaccato sulla visione dei maggiori designer. Giovanni de Ruvo

Prada, preview ss18

The Fashion Alphabet today is about C: C for Coat. … Continua a leggere →

IO DONNA SCHEMA LIBERO – UNFORGETTABLE

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Unforgettable. Giacomo Ferrara, 27 years old, before Suburra – The Series had already acted in the namesake movie directed by Stefano Sollima as supporting actor. Then we’ve seen him in Il permesso by Amendola and in Il Contagio with Vinicio Marchioni. But with The Series he has established himself as one of the greatest talents of italian cinema. Ferrara’s power in playing the part of Spadino is really great, a character that is bad but not so bad, with a noticeable “problem” for a criminal from a ruthless gypsy family that fights to obtain its part of territory in a very corrupted capital: he’s homosexual. Ferrara’s Spadino is one of those characters that lingers in everyone’s memory: he’s unforgettable. Unforgettable just like – I don’t overstate – De Niro in Taxi Driver. So much that he deserved an article on Financial Times.