Archivio di settembre, 2017

IO DONNA SCHEMA LIBERO – L’UOMO NERO

40-MODA-R-schema-libero_Storia7(1)Man in black. In the book Zeitgeist (published by Bandecchi & Vivaldi) that collects some pieces by Giuseppe Veneziano presented in 2010 during the exhibition with the same name, there’s a chapter dedicated to Villains. Veneziano, born in 1971 and recognised by critics and specialised magazines as one of the spokespeople of italian New Pop and of the group “Italian Newbrow”, like every artist worth of respect is fascinated by the dark side. “All the evil represents a potential vitality needy of transformation”, wrote the psychoanalyst Sheldon Kopp. And the sicilian artist depicts archetypes of comic-books. But pay attention, if you want to see how Venziano depicted the quintessentially Villain, unfortunately really existed, that is Adolf Hitler, look for his Madonna of the Third Reich, that horrified so much the bishop of Lucca and the archbishop of Pisa that it was removed from the exhibition in Pietrasanta. Sgarbi proposed it again, in Salemi, few time later.

 

GREEN CARPET IN A PARLOUR

9471596781_e7d9d5a471_bLa Venere degli Stracci, Michelangelo Pistoletto

La marcia trionfale della moda etica approda alla settimana della moda di Milano. “Verde è bello e fashion”, questo l’intento degli organizzatori che hanno deciso di celebrare, domenica 24 settembre, con un red carpet in Piazza della Scala, i magnifici sviluppi di un Made in Italy fulminato dalle sorti del pianeta, come Paolo di Tarso sulla via di Damasco.

E andrebbe anche bene se la decisione non avesse due difetti: è tardiva e reca con sé un’atmosfera da salotto buono che nuoce alla serietà della causa. Un’aria strumentale da coscienza a posto che vuole celare (o no?) i tanti problemi del nostro sistema.

Tuttavia…meglio di niente. Di sicuro a forza di parlarne la gente comincerà a capire che dietro alle sue sneakers low cost ci sono paghe da fame e spesso lavoro minorile, o che il collo peloso dell’eskimo tanto à la page è fatto con la pelliccia di uno sfortunato Fido di altre latitudini.

Ben altro colpo d’occhio, però, aveva realizzato Michelangelo Pistoletto con la sua “Venere degli stracci” nel 1967, una scultura che dovrebbe essere la bandiera della moda etica contemporanea. Arte classica versus vita moderna, questo il senso della statua, ormai 50enne. Grande icona di uno dei problemi più seri del fashion, di certo uno dei più inquinanti, cioè l’eccedenza di produzione.

Per stare dietro a tutte le suggestioni possibili e catturare ogni tipo di consumatore – dal più ricco al più povero – le macchine producono di tutto in continuazione, dando vita ad un percorso perverso che porta, dagli atelier agli outlet e poi alle bancarelle fino ai negozi di seconda mano, montagne di roba che – se non fabbricata – farebbe fare un passo avanti alla tutela dell’ambiente. Un cocktail per parlarne? Luisa Ciuni

 

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STYLE MAGAZINE OCTOBER 2017 – COVER

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IO DONNA SCHEMA LIBERO – UN CLASSICO È PER SEMPRE

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A classic is forever. When a garment or an accessory is called with the name of a brand instead of its own, is a sign that that brand has become a part of the history of fashion. The first cases are from the 70s, when even a fabric replaced the word “coat”: the “loden”. And Ray-Ban, that replaced the word sunglasses: “I’ve bought a pair of Ray-Ban”. From then on it has been a sequence of icon-brands like K-Way, Levi’s. It was “I’d like to buy a Lacoste” instead of “I’d like to buy a polo shirt”. Later, the same fate for the trench/Burberry and, in the 80s, “I’ve choosen an Armani”. These and many others, are griffes that, if not in the classic dictionary, could surely be included in a thesaurus.

KOONESS.COM PRESENTA: RENATO CALAJ

Renato Calaj - Serie 16 #1 - 2016, Mixed media: enamel, acrylic, spray paint on canvas 80x120 cm

Renato Calaj, classe 1992, è un artista di origine albanese che vive e lavora tra Milano e Brescia.

La sua ricerca nasce dalla bomboletta spray e da due diversi spazi su cui essa trova espressione: il muro e la tela. Concettuale e minimale. Le tecniche tipiche del graffitismo sono volutamente azzerate.

Spazio, confine, limite e tempo sono le parole chiavi della sua arte.

Ci si può chiedere cosa sia un confine, un limite, un bordo, un margine, un contorno… e la risposta sarà apparentemente facile ed implicherà il concetto della fine di qualcosa, o del suo inizio. Là dove qualcosa finisce, è il limite. Ma anche là dove qualcosa comincia. O continua.

Sulla forma bidimensionale del quadro, il limite è il contorno che chiude e definisce la forma rispetto allo spazio della rappresentazione. Questo discorso cade, però, quando Renato dipinge sul muro, dove lo spazio si espande notevolmente. Perché tracciare un confine significa istituire la possibilità di violarlo. Andare oltre lo spazio della tela, attraversare il limite.
Molte opere di Renato Calaj sono caratterizzate da una linea che attraverso lo spazio dell’opera. Una linea che vuole indicare la continuità e l’attraversamento. La rottura di uno spazio circoscritto alla ricerca dell’infinito.

I suoi quadri sono quindi un viaggio concettuale in cui i limiti non sono rigidi, i bordi non sono impermeabili e i confini sono morbidi. La forma non è mai da considerarsi la conclusione ma soltanto essenza e genesi. Ed è questo che ci suggerisce la sua opera; che non c’è confine tra arte e spazio.

Le opere di Renato Calaj, uno degli artisti della galleria milanese AMY-D Arte e Spazio, sono disponibili in vendita online su Koonesshttps://www.kooness.com/.com.

 

Kooness.com presents: Renato Calaj. Renato Calaj was born in Albania in 1992. … Continua a leggere →