THE FASHION HEROINE

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Vivienne Westwood in una delle immagini della campagna s/s 2016

L’immagine è chiara: Vivienne Westwood a prua, sullo sfondo di Venezia. Una protesta contro lo sfregio della città da parte dei transatlantici abilitati a passare fra i canali. Che campeggia sul sito della stilista inglese, oramai quasi interamente dedicato all’ambiente e ai crimini, perché sono definiti così, che stanno distruggendo il pianeta. Perché quello della Westwood è un interesse per la moda etica che va oltre materiali e produzione pulita per sposare in pieno tutte le battaglie per la salvaguardia dell’ambiente. Dall’emissione dei gas alla tutela della foresta pluviale fino alla salute del mare invaso dalla plastica e dai veleni. Trecentosessanta gradi di argomenti, rinforzati da articoli specifici che spostano l’attenzione del lettore da vestiti e accessori fino a temi come i gorilla di montagna minacciati dall’ estinzione o la moda low cost. Per ribadire, in questo caso, un “comprate meno, comprate meglio” che ricorda le battaglie di Don Chisciotte ma che si ribella contro lo spreco, l’acquisto ingiustificato, la società dei consumi. Di cui, però, oggettivamente, la moda è parte integrante. Una presa di posizione di notevole generosità quella della Westwood, ma che non indica soluzioni; tuttavia pone a disposizione di queste tematiche uno spazio informato, ricco, pieno di slancio, tutt’altro che frivolo. Un esempio per indicare quanta acqua sia passata sotto i ponti dai primi appelli delle celebrities per la moda etica e i banali primi abiti eseguiti con materiale riciclato o biologico. Oggi, che persino Prada ha fatto della produzione etica un manifesto di politica aziendale (a dimostrazione di quanto l’argomento “tiri” e stia entrando nel pensiero comune), la generosità visionaria della stilista inglese esce dal fronte del bene per approdare a quello del meglio. Non più moda pulita ma pianeta pulito. Luisa Ciuni

The message is clear: Vivienne Westwood on the bow, Venice in the background. A protest against the damage made by ocean liners, allowed to pass through the canals, to the city. This picture is the homepage of the designer’s website, almost fully dedicated to the environment and to the “crimes” that are destroying the planet. Because Westwood’s interest in ethical fashion goes beyond materials and clean production, embracing all the battles for environment’s safeguard. 360 degrees of topics, developed with specific articles that move the reader’s attention from clothes and accessories to topics like the mountain gorillas at risk of extinction or low-cost fashion. To reiterate, in this last case, a “buy less, buy better” that reminds the Don Chisciotte’s fights but that rebels against the wastefulness, the unjustified purchases, the consumer society. But fashion, actually, is a part of it. A very generous stance that, however, doesn’t suggest solutions, but offers a well-informed, rich, sharp space. Today, that even Prada has made ethical manufacturing a manifesto of company policy (a demonstration of its importance in the common thought), the daydreamer generosity of the british designer passes from “good” to “better”. Not only clean fashion but clean planet. Luisa Ciuni

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