TUTTO IL NERO DI ALICE

Alice Colombo in modo mai trascurabile ritaglia, scompone e assembla tutte le sue immagini oscure di infiniti dettagli. I suoi collage sono come fratture, lussazioni, visioni (mai trascurabili) prodotte indiscutibilmente da emozioni profonde. Le sue opere sono l’ultima frontiera della feroce adolescenza. La tecnica mista dell’autrice si appoggia e nasce su piani di carta gigliata e, da qualche anno, dal nero assoluto che incornicia, bagna, scompiglia queste carte così meravigliosamente apparecchiate.

La Colombo, giovane quanto audace, è come un chirurgo navigato: taglia, separa, cuce e sistema. In questi ambienti è impossibile trovare delle cicatrici, perfino negli inevitabili riflessi (o ribaltamenti) l’artista non conosce la deturpazione. Figure di fanciulle si ripetono, in equilibrio, perdute quanto spaesate in paesaggi solo in parte impossibili che risuonano di oggetti antichi e quotidiani dalle forme rassicuranti. Figure femminili collegamento diretto dell’intimità dell’artista, appaiono risolute e volitive in collegamenti allentanti e quasi invisibili. Gli alberi, la natura, gli animali dissolvono gli schermi televisivi fino a renderli trasparenti e inutili.

Un mondo decantato al contrario senza più specchi da attraversare, con cornette telefoniche desuete a cui manca il corpo, il centro. Sogni, bisogni, senza sovrastrutture di pensiero privi di presunzione. Proporzioni sballate che in modo sottile danno vertigine. Strutture grafiche ardite quanto semplici. Un’assenza, un nero dolore a controbattere questo incanto, tutta questa malcelata poesia. La dimensione netta e tagliente del buio capace di sostenere questo universo tanto accecante. Vola a planare Colombo, lo specchio Alice si è finalmente frantumato e con coraggio, forza e determinazione tutto questo senso di disperazione e vuoto non lascia mai filtrare l’oblio ma crea condivisione, cura e pensiero.

In mostra alla collettiva “Niente è come sembra” presso la Galleria Doppia V, Lugano fino al 10 giugno 2014.

Fernendo Nevruz

 

All the black of Alice. Alice Colombo in a never negligible way cuts out, breaks up and puts together all her dark images made of endless details. Her collages are like fractures, dislocations, visions produced by deep emotions. Her works of art are the last frontier of the fierce adolescence. The mixed media takes place on a background of lily-patterned paper and in the last years considers the absolute black that frames, wets, upsets those papers so wonderfully furnishes. Colombo, as young as bold, is like an experienced surgeon: she cuts, separates, sews up and arranges. In those environments we can’t find scars; even in the inevitable reflections (or capsizings) the artist doesn’t know the defacement. Images of girls repeat themselves, in balance, lost and disoriented in landscapes, impossible just in part, full of ancient and familiar objects with reassuring shapes. Female figures, that are a direct link to the artist’s inner side, appear resolute and feisty in tempting and almost invisible connections. Trees, nature, animals dissolve the TV screens since they become transparent and useless. An upside-down world with no more mirrors to pass through, with obsolete handsets without telephone. Dreams, needs, without thought’s redundances, without presumption. Way off proportions that gives vertigo. Graphic structures, as inventive as simple. An absence, a black pain that rebuts this enchantment, this ill-concealed poetry. The neat and sharp dimension of the dark, able to support this dazzling universe. Colombo flies gliding, Alice’s mirror has finally broken and with courage, strenght and resolution this sense of distress and emptiness never left space to oblivion but creates sharing, care and thought. In exhibition at the collective “Niente è come sembra”, at Galleria Doppia V, Lugano until June 10th 2014. Fernendo Nevruz

 

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